Ormai avviare una startup sembra quasi una moda. Ma non è così: mettersi in proprio rappresenta piuttosto un’occasione di crescita per giovani con tante idee e molta voglia di sfidarsi. Ma serve un piano strategico e obiettivi a medio e lungo termine, pena finire prima di iniziare. Ecco allora qualche consiglio e i principali step per avviare un’attività con un piccolo investimento iniziale.
1. Studiare. Non parliamo solo di quello istituzionale, sui libri. Occorre anche informarsi, non farsi superare dalle novità ma renderle nostre, frequentare gruppi con interessi comuni: in questo un social network come LinkedIn ci può aiutare. Possono essere utili anche i progetti di sviluppo di imprese innovative come InnovActionLab o StartUpInitiative.
2. Aprile una società. Oggi è possibile registrarne una tramite autocertificazione direttamente sul sito delle Camere di commercio. Occorre decidere il capitale: va versato almeno il 25 per cento del capitale sociale se si ha un socio, il 100 per cento se si è soli.
E poi ci sono le spese notarili: almeno 1.500 euro comprese spese di vidimazione dei libri. Creata la società, c’è da tenere i conti: a questi costi non vanno dimenticati quelli per un commercialista, la cui parcella varia in funzione del tipo di società, srl o spa che sia.
3. Senza bussola non si va da nessuna parte. La bussola dell’azienda è il business plan: a scriverlo si impara entrando in un incubatore, come quelli nati in questi anni all’interno di molte università. Ma si può pagare un consulente che ce lo rediga. Per poterlo fare occorre però conoscere il prodotto: bisognerà quindi verificare, anche attraverso test e ricerche di mercato, il mercato potenziale di ciò che proponiamo.
4. Cercare i soldi. Un venture capitalist, un consigliere del finanziamento, aiuta a individuare gli investitori potenzialmente interessati. Può funzionare anche l’opzione offerta dal crowdfunding, network di raccolta fondi che stanno crescendo un po’ ovunque sul web: due casi interessanti sono quelli di SiamoSoci e Starteed. Non dimentichiamo poi le opportunità offerte da contest come quello proposto da Cloudseed, iniziativa nata per dare spazio agli sviluppatori software di talento (ne abbiamo parlato qui).
5. Trovare i giusti collaboratori. Le persone sono il motore della startup. Esiste la possibilità di remunerare i dipendenti tramite stock option, che garantiscono il diritto di acquistare azioni come se fossero azionisti: fino al 30 per cento del capitale sono esentate dal prelievo fiscale. In pratica costituiscono un incentivo all’assunzione, ma nello stesso tempo permettono rapporti di lavoro più partecipativi. Quello umano è un fattore chiave: non a caso oggi molte startup si inceppano proprio in fase di reclutamento di nuovi talenti.
6. Far fruttare ciò che si semina. Fondamentale costruire e rafforzare il network commerciale: in questo gli incubatori e i progetti di coworking sono un grosso aiuto nel reperimento dei contatti commerciali utili a sviluppare il business. Già in fase di finanziamento, ma anche dopo, si può comunque percorrere la strada dei fondi pubblici anche se lunga e articolata.
7. Investire in tecnologia. Puntare tutto (o molto) sulle nuove tecnologie è utile. Ad esempio valutando le potenzialità del cloud: un’opportunità per poter contare da subito su strumenti potenti e all’altezza del business, ma con spese ragionevoli. Fattura Sprint ad esempio costituisce un’ottima soluzione cloud adatta alle startup, oltre che a tutte le piccole imprese e ai professionisti.
8. Vendere! Le startup nascono per essere vendute: una volta autonome e avviate, infatti, dovrebbero in teoria proseguire la loro crescita all’interno di aziende grandi e più solide. Su questo punto a casa nostra c’è però ancora molto da fare: priva di una cultura imprenditoriale delle acquisizioni, l’Italia vede nascere tante realtà giovanili ricche di capitale umano e innovativo che però per sopravvivere sono costrette a uscire dai confini nazionali. E l’alternativa è la cessazione dell’attività.